Duecento foto sono esposte al pubblico, alcune delle quali per la prima volta: ritratti di personaggi noti o sconosciuti, eventi pubblici e privati, i luoghi turistici per eccellenza di Trieste, il microcosmo del quartiere/humus in cui Ugo Borsatti ha abitato e lavorato.
È così possibile guardare/ammirare le immagini degli ultimi anni del governo militare alleato con i tragici giorni del novembre 1953 a cui si affiancano quelle effervescenti del ritorno dell’Italia a Trieste nel 1954. Borsatti descrive il variegato mondo del lavoro, anche comunale. Protagonisti sono spesso gli operai, ripresi in modo dinamico negli spazi aperti o chiusi, in costante dialogo con l’intorno, sia esso paesaggio, macchinari o strutture. Ponterosso e il suo canale offrono una quinta scenica d’eccezionale emozionalità, qui, venditori di spighette, di monili, venderigole propongono la loro merce in ogni stagione.Ancora, l’occhio del fotografo non trascura la tragedia degli esuli con immagini di forte impatto emotivo che documentano lo sradicamento e lo spaesamento dei profughi. Di non meno straordinaria intensità e interesse sono i servizi dedicati alla partenza degli emigranti per terra o per mare, perlopiù verso le rotte australiane o americane. Non trascura i fatti di cronaca. La foto della morte di un carrettiere è attenzionata dal Museum of Modern Art di New York. Con i suoi scatti ha reso iconica l’ultima pescata della Tonnara di Santa Croce.
Attento osservatore, documenta il tempo libero scandito dalle feste e dai riti che la comunità riconosce in quanto parte del proprio patrimonio culturale, tra cui, il Carnevale, la Sagra della sardella, la Festa dell’uva, le Nozze Carsiche, la Festa di San Nicolò. Registra anche l’intensa attività culturale che caratterizza il mondo del cinema, della televisione, del teatro, dell’arte e della letteratura, spesso a uso delle cronache. Il tempo libero a Trieste naturalmente si accompagna all’amore per il mare, ampiamente documentato anche in stagioni inaspettate. Le foto dedicate allo sport costituiscono un altro straordinario scrigno che documenta la passione sportiva del fotografo e dei triestini. Borsatti, entusiasta giocatore di rugby, nutre un grande interesse per tutti gli sport, tra cui, il calcio, rito domenicale per eccellenza.
La foto più amata dall’autore è quella del “Bacio” del soldato americano Jim Swaim e della mula triestina Graziella Cirrincione quando le truppe alleate lasciano Trieste nel 1954: uno scatto che vale più di mille parole!
L’album fotografico dispiegato nelle sale di Palazzo Gopcevich costituisce parte significativa della recente storia di questa città. L’attenta perlustrazione degli eventi, come arrestati per un momento a dispetto del correre del tempo, manifesta la capacità del maestro-fotografo di affrontare temi e linguaggi diversi con un accento sempre personale, autenticamente inconfondibile.