Giulia Iacolutti, I don’t care (about football), 2021
Il calcio è rito nel fondo; anche se è evasione, è un sistema di segni capace di mettere in dialogo le persone con un’unica lingua, sia essa pure non verbale. (Pier Paolo Pasolini)
Trieste Contemporanea è lieta di presentare la mostra I don’t care (about football) di Giulia Iacolutti che si inaugura venerdì25 giugno dalle ore 18 allo Studio Tommaseo.
L’artista presenterà all'inaugurazione, alle ore 18, il concept della mostra che nasce come progetto artistico-partecipativo: coinvolge le giocatrici e i giocatori della Marangoni 105, squadra di calcio nata nel 2011 all’interno di una residenza psichiatrica di Udine, gestita dalla Cooperativa Duemilauno Agenzia Sociale. Un ulteriore incontro con l'artista e Codici Ricerca e Intervento è previsto per il finissage il 13 luglio.
Il titolo "non mi importa (il calcio)", ispirato dalle parole di una ragazza della comunità, suggerisce come il gioco non sia fine a se stesso, ma una pratica di inclusione e integrazione sociale. La squadra è composta, infatti, da persone con disturbi psichiatrici insieme a operatrici e operatori, sostenitrici e sostenitori. Tutti vestono il numero 14 di Johan Cruijff, leggendario giocatore dell’Ajax, tra gli inventori più emblematici del calcio totale. Le divise, tutte identiche, simboleggiano non solo una forma di stare sul campo e uno stile di gioco, ma un pensiero più ampio, critico rispetto alle identità rigide, e che confida sulla possibilità di assumere e cambiare ruolo nel campo e nella società. I don’t care (about football) è diventata una ricerca visiva sull’esperienza della Marangoni 105 composta da tre anni di documentazione fotografica, incontri, allenamenti, sedute di stretching guidate dall’autrice, interviste, esercizi di scrittura, collage; un work in progress che genera incessanti riflessioni da tradurre in immagine e che vede i soggetti attivamente coinvolti nel processo creativo e soprattutto nella definizione e realizzazione dell’opera. L’atto di osservare e ritagliare delle fotografie seguendo i confini del proprio corpo è parte del processo di autodeterminazione. L’oggetto d’arte si trasforma così in un luogo di dialogo in cui è la scoperta dell’altro e del sé ad assumere centralità: il ritaglio mostra il vuoto e il pieno nel loro legame. Il “non”, del titolo, rappresenta allora la convivenza tra il bisogno di appartenere e il disagio di appartenere. Attraverso le sagome ritagliate dei corpi diventa allora più facile indagare in quel “non”, in quella difficoltà che è tratto comune dell'esistenza e che dovremmo rielaborare, rivedere, decifrare.
Citando Franco Basaglia: per poter veramente affrontare la "malattia", dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall'istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono.
I don’t care (about football) è stato sviluppato in collaborazione con Igor Peres, coordinatore della residenza psichiatrica Marangoni 105 e la cooperativa Duemilauno Agenzia Sociale. È uno dei progetti vincitori di Controtempo - call per ricerche da raccontare della cooperativa sociale Codici Ricerca e Intervento. La cooperativa milanese sostiene anche la realizzazione della mostra. Una parte del progetto è esposto in contemporanea a Mufoco, Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, all’interno della collettiva Chi non salta. Calcio. Cultura. Identità, curata da Matteo Balduzzi. Hanno inoltre collaborato alla realizzazione dei poster del progetto Cecilia Cappelli per la grafica e Juan Pablo Jerez per la serigrafia.
Giulia Iacolutti (1985) fotografa e artista visiva, si dedica principalmente a progetti di arte relazionale relativi all’identità, utilizzando oltre alla fotografia, differenti linguaggi e supporti (video, audio, ricamo, performance). Il suo lavoro è stato esposto in Argentina, Bolivia, Colombia, Germania, Italia, Messico, Spagna, Stati Uniti e Svizzera. Nominata nel 2018 al Foam Paul Huf Award, nel 2019 vince il premio FVG Fotografia con il CRAF di Spilimbergo. Il suo primo libro, “Casa Azul”, edito da the(M) éditions in Francia e da studiofaganel editore in Italia, è stato insignito del Premio Marco Bastianelli come Miglior Libro d’Artista. È tra le vincitrici del bando Refocus, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura, in collaborazione con Triennale Milano e Museo di Fotografia Contemporanea. Nel novembre 2021 inaugurerà una mostra personale presso il PAC Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, curata da Giulia Zorzi e Diego Sileo.
Per poter assistere all’inaugurazione in presenza compilare il form sul sito Eventbrite scegliendo tra seguenti fasce orarie di presenza: 18-18.30 (intervista con l’artista), 18.30-19.00, 19.00-19.30, 19.30-20.00 (visita della mostra).
Finissage: 13 luglio alle ore 18, talk con Giulia Iacolutti e Codici Ricerca e Intervento