Affascinato dall’opera del pittore americano Edward Hopper e dalla sua capacità di sintesi, Andreini offre delle visioni apparentemente semplici di contesti urbani moderni. I dettagli scompaiono a favore di masse, tuttavia mai oppressive. L’atmosfera sembra quella di un museo Grevin, con personaggi di cera, immobilizzati da sempre sia fisicamente che moralmente, esseri solitari nonostante siano vicino ad altri. Hopper sembra proporci un ”day after” senza distruzioni, eterno.
Come ha scritto: “…Un giorno, in un splendido museo vicino al lago Michigan, ho riconosciuto quelle luci, quelle associazioni in una tela di Hopper. Ho deciso di tentare di restituirle anch’io ma con la mia fotografia…”.