In occasione del 25° anniversario della morte del conte Guglielmo Coronini, seguendo quella vocazione di dimora storica e di museo delle arti decorative che proprio l’ultimo proprietario aveva evocato nel suo testamento, con la mostra che sarà inaugurata il prossimo 10 aprile, realizzata grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e della Regione Friuli Venezia Giulia, la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg intende riprendere il programma di valorizzazione, conoscenza e divulgazione delle proprie collezioni già iniziato con le esposizioni dedicate ai merletti, alle miniature e ai gioielli.
In un’epoca in cui l’uso generalizzato di computer, tablet e smartphone, la digitalizzazione dei testi e la scrittura vocale fanno apparire quasi obsoleta l’abitudine di scrivere a mano su un foglio di carta, può essere utile e interessante, soprattutto per le nuove generazioni, fermarsi a riflettere su quelli che erano, in un passato non troppo lontano, gli strumenti e gli accessori utilizzati per la scrittura. Attraverso l’esposizione di calamai, tagliacarte, pennini metallici, penne stilografiche, portamine e matite meccaniche è possibile seguire l’evoluzione delle abitudini scrittorie negli ultimi due secoli, con un occhio di riguardo per l’aspetto estetico, storico e artistico, dal momento che questi oggetti, soprattutto se utilizzati dalle classi elevate, non di rado erano realizzati con materiali preziosi e caratterizzati da raffinati decori.
Nata dall’esigenza di fissare su un supporto pensieri e parole in maniera duratura, la scrittura si rivelò immediatamente uno straordinario mezzo di comunicazione che in età moderna si estese a parti sempre più vaste della popolazione, a cominciare dalle classi medio-alte, tra le quali era più elevato il livello di alfabetizzazione. L’importanza della corrispondenza quotidiana all’interno di una famiglia, soprattutto per coloro che erano costretti a trascorrere lunghi periodi lontano da casa, trova ampie testimonianze all’interno dell’Archivio Storico Coronini Cronberg, che consentono di scoprire le modalità con cui veniva scritta e confezionata una lettera, l’uso di sigilli e ceralacca, il progressivo passaggio dal plico, alla busta alla cartolina. Tra i prodotti della scrittura legati a un ambito strettamente famigliare, e in particolare al mondo femminile, vi sono anche gli album di ricordi, molto diffusi nel corso dell’Ottocento tra le dame dell’alta società. Come rivelano i tre esemplari esposti, tra cui quello appartenuto a Sophie de Fagan (1792-1857), moglie di Michele Coronini Cronberg, questi romantici album dalle eleganti rilegature racchiudevano, oltre a componimenti poetici e dediche tracciati in bella calligrafia, disegni, stampe e fiori essiccati, lasciati da amici e conoscenti in segno di affetto verso la proprietaria.
Per ricordare la figura di Guglielmo Coronini una sezione della mostra, curata da Maddalena Malni Pascoletti, è stata dedicata al rapporto del conte con la scrittura. Attraverso le sue carte personali si intende seguire, dagli anni della giovinezza alla piena maturità, la progressiva trasformazione della sua scrittura verso una calligrafia elegante e composta, dalle forme allungate e regolari. Tra minute di lettere e appunti, vergati a mano con il tratto deciso di una penna stilografica, emergono numerosi fogli e annotazioni, disordinati e scomposti che, in mezzo a schizzi, conti o stime, mostrano quelli che sembrano dei veri e propri esercizi calligrafici, a testimoniare la sua cura, talora quasi ossessiva, per la parola scritta.