Aprirà al pubblico il 29 febbraio 2024 la mostra Sebastião Salgado. Amazônia, al Salone degli Incanti di Trieste fino al 13 ottobre 2024. Promossa dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura e del turismo con il supporto di PromoTurismoFVG e delTrieste Convention and Visitors Bureau e organizzatada Civita Mostre e Musei e Contrasto, la mostra è curata da Lélia Wanick Salgado.
Zurich è il global partner dell’intero tour internazionale della mostra Amazônia eillycaffè ne è partner per Trieste.
Dopo il progetto Genesi, il fotografo brasiliano ha intrapreso una nuova serie di viaggi per catturare l'incredibile ricchezza e varietà della foresta amazzonica brasiliana e i modi di vita dei suoi popoli, stabilendosi nei loro villaggi per diverse settimane e fotografando diversi gruppi etnici. Un progetto durato sette anni che Sebastião Salgado condividerà nel corso dell’incontro con il pubblico previsto giovedì 29 febbraio alle ore 17.00, presso l’Auditorium del Salone degli Incanti.
Per Trieste è un grande privilegio ospitare al Salone degli Incanti, l'ex pescheria centrale di Trieste, dopo la mostra su Banksy, Davide Lachapelle e Hausbrandt la mostra di Sebastião Salgado "Amazônia", il fotografo brasiliano dalle grandi capacità emotive e visionarie. Il termine fotografia deriva dal greco φῶς, che significa luce, e da γραφία, che significa scrittura; il suo significato letterale diventa quindi "scrittura con la luce".
La fotografia è un’arte complessa che ha il potere di fermare il tempo in un battito di ciglia, fatta di istanti impercettibili e di emozioni improvvise, di attimi perfetti e tempo che si cristallizza in una immutabile fermezza.
L’occhio esperto nota la maestria della tecnica, necessaria affinché sia possibile riuscire a catturare con l’obiettivo un piccolo frammento di realtà, ma è la capacità nel saper raccontare, che differenzia l’arte del fotografo dal semplice amatore, e Sebastião Salgado la rende grande:saper vedere la realtà con occhi diversi, più attenti, più sensibili, saperne cogliere istanti altamente significativi, evocativi, che emozionano o spingono alla riflessione. Questa mostra non è solo un elogio alla bellezza dell'Amazzonia, in grado di catturare l'incredibile ricchezza e varietà della foresta amazzonica brasiliana, con gli usi e i costumi delle popolazioni che vi abitano, ma anche un commosso omaggio alla bellezza eterna dell'anima. È una chiamata alla responsabilità per ciascuno di noi, perché non venga mai abbassata la guardia, dichiara Roberto Dipiazza, Sindaco di Trieste.
Approda a Trieste una straordinaria mostra con cui Sebastião Salgado vuole mettere alla prova la nostra responsabilità riguardo alla salvaguardia dei beni più preziosi che abbiamo: la nostra terra, la nostra vita. Attraverso la sua esperienza “unica”, vissuta direttamente in Amazzonia tra gli indigeni e documentata attraverso una raccolta fotografica, egli ci riporta all'incredibile bellezza di un Paradiso Terrestre che è stato donato “all'Uomo della foresta” fin dalle origini ma che “l'uomo del progresso e della civiltà” è riuscito successivamente a contaminare se non a distruggere. Questa è una mostra dell'Arte di Dio, dell'equilibrio universale che dovrebbe caratterizzare il nostro rapporto con tutto quello che ci circonda. Della bellezza di “quella natura e dei suoi abitanti” che, come sottolinea Lélia Wanik Salgado, oggi è minacciata nella sua “dimensione ecologica ed umana”. Trieste accoglie questo messaggio in quanto si trova al centro di un universo apparentemente lontano per la distanza ma vicino per aver vissuto, come quei luoghi e quegli esseri umani, sconvolgimenti geografici, etnici, migratori che hanno alterato l'equilibrio di territori e comunità. È per questo che siamo e saremo sensibili al messaggio e testimoni della necessità di vivere un'Era Nuova, un'Utopia di impegno verso le giovani generazioni che, eredi della millenaria cultura mediterranea, devono riprendere in mano quei valori dettati dai Padri Fondatori dell'Unione Europea che nel tempo sono andati perduti. Valori che si reggono sulla convivenza dei popoli, sul rispetto della natura e dell'ambiente e sul valore primario di ogni vita umana, afferma Giorgio Rossi, Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo.
Per Sebastião Salgado, queste immagini testimoniano ciò che sopravvive prima di un’ulteriore progressiva scomparsa. “Il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che possiedo, è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto”, afferma il maestro brasiliano. “L’Amazzonia deve continuare a vivere – e, avere sempre nel suo cuore, i suoi abitanti indigeni.”
Attirando l'attenzione sulla bellezza incomparabile di questa regione, Salgado vuole accendere i riflettori sulla necessità di proteggerla insieme ai suoi abitanti. La foresta è un ecosistema fragile, che nelle aree protette dove vivono le comunità indigene non ha subito quasi alcun danno. Tutta l'umanità ha la responsabilità di occuparsi di questa risorsa universale, polmone verde del mondo, e dei suoi custodi. Avrà inoltre luogo l’iniziativa Amazônia Touch, il primo volume fotografico concepito e progettato per non vedenti e ipovedenti. Grazie alla partnership tra Lélia e Sebastião Salgado con la Fondazione Visio, un'istituzione che promuove l'inclusione dei non vedenti nelle attività culturali, presso il Salone degli Incanti sarà a disposizione dei visitatori un libro che offre l'accesso alle fotografie della foresta amazzonica e delle sue comunità indigene grazie ad immagini tattili realizzate su lastre di ottone. Ventuno tavole in resina acrilica e minerali naturali permetteranno di sperimentare la lettura tattile.
Con questa retrospettiva preziosa e unica – sostiene l’Amministratore Delegato di Civita Mostre e Musei Giorgio Sotira – confermiamo due tratti distintivi della nostra azione culturale: da un lato l’attenzione alla fotografia e ai suoi protagonisti, dall’altro l’interesse di Civita per i temi sociali e legati alla contemporaneità, consapevoli che tutti coloro che hanno a cuore la crescita civile delle comunità in cui operano, possano e debbano farlo grazie al ruolo dell’arte, potente veicolo di analisi e cambiamento. Questa mostra ha alla base un progetto perfettamente coerente con la visione e i valori propri di Civita: avvicinare la cultura alle persone. Con Amazônia quest’avvicinamento avviene grazie a spunti di grande attualità e stimola profonde riflessioni su un futuro maggiormente ecosostenibile e solidale.
Aggiunge Roberto Koch, editore di Contrasto: Sebastião Salgado, maestro della divulgazione scientifica ed economica, ci ha insegnato che con la fotografia possiamo capire il mondo, percorrerlo, comprendere i suoi drammi profondi e la sua bellezza incontaminata; e che le sue fotografie possono essere il modo migliore per spiegare le fragilità da difendere. Il progetto Amazônia ne è la prova. Seguendo il filo delle immagini, disposte con grande cura nello spazio da Lélia Wanick, impariamo a conoscere il polmone verde e prezioso del nostro pianeta, a capire come dobbiamo preservarlo, e come possiamo cambiare il nostro modo di agire per difenderlo. Con Amazônia, Salgado rinnova la tradizione della grande fotografia di impianto umanista che, tra documentazione e interpretazione, ci mostra come nella storia non esistano sogni solitari.
Bruno Scaroni, Country Chief Executive Officer di Zurich Italia, commenta: "La partnership globale stretta da Zurich con Sebastião Salgado riflette il nostro impegno a tutelare il futuro del nostro Pianeta e di tutti coloro che lo abitano. Scatto dopo scatto, la mostra racconta dell’equilibrio tra natura ed essere umano, in tutta la sua delicatezza e precarietà. Grazie anche alla preziosa cura di Lélia Wanick Salgado, la mostra si integra perfettamente nella nostra visione, dandole ulteriore slancio: già dal 2020, con il progetto Zurich Forest, affianchiamo l’Instituto Terra, fondato da Sebastiao e Lélia Wanick Salgado, per il ripristino della foresta atlantica brasiliana, garantendone la biodiversità grazie alla piantumazione di un milione di alberi.”
La sponsorizzazione rientra infatti nel più ampio progetto di Zurich per sensibilizzare sull'urgenza di azioni concrete per l’ambiente ed è l’estensione di una partnership consolidata con l’Instituto Terra, organizzazione no profit di Lélia e Sebastião Salgado, con cui la Compagnia ha avviato il progetto Zurich Forest, per il rimboschimento mirato e sostenibile in Brasile e la riconversione di terreni agricoli sterili in foreste autoctone ricche di vita vegetale e animale. All’approfondimento del progetto è dedicata una sala all’interno della mostra.
Il supporto di illycaffè alla mostra Amazônia, che fa tappa nella città di Trieste, nasce dall’incontro e la condivisione con Sebastião Salgado dei valori legati alla sostenibilità e alle scelte responsabili. Principi che illycaffè adotta lungo tutta la filiera ad iniziare da
quelle comunità di coltivatori, che proprio Salgado ha ritratto per illycaffè nel suo reportage “Profumo di Sogno”, dedicato alle donne e agli uomini del caffè. Nel bookshop
del Salone degli Incanti saranno esposte alcune delle immagini più suggestive di questo viaggio realizzato da Salgado a partire dal 2003 nel mondo del caffè, testimoniando la vita, il lavoro e la bellezza dei paradisi dai quali illycaffè acquista i suoi preziosi chicchi.
Siamo felici di essere nuovamente a fianco di Sebastiao Salgado che attraverso i suoi magnifici scatti racconta la bellezza e la fragilità dell’ecosistema che ci ospita e la sua relazione con le popolazioni che lo abitano - dichiara Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di illycaffè. Una ricchezza che illycaffè si è impegnata a rispettare e proteggere adottando un modello di business sostenibile, rispettoso delle comunità e dell’ambiente.
LA MOSTRA
Con oltre 200 fotografie esposte, Amazônia vuole proporre un’immersione totale nella foresta amazzonica, invitandoci a riflettere sulla necessità di proteggerla.
Lélia Wanick Salgado, compagna di lavoro e di vita del fotografo, è responsabile della curatela e della scenografia della mostra. “Disegnando ‘Amazônia’, ho voluto creare un ambiente in cui il visitatore si sentisse all’interno della foresta, integrato con la sua esuberante vegetazione e con la vita quotidiana delle popolazioni indigene. La mia idea era quella di presentare queste immagini, accompagnate da testi pertinenti, in modo da sottolineare la bellezza di questa natura e dei suoi abitanti, nonché la sua dimensione ecologica e umana, tutti elementi che oggi sono così minacciati e che è fondamentale proteggere e preservare”, commenta Lélia.
La mostra si sviluppa attorno a due temi. Il primo è costituito dalle fotografie di ambientazione paesaggistica, poste a diverse altezze e presentate in diversi formati, con le sezioni che vanno dalle Vedute aeree della foresta, in cui si offre al visitatore un’ampia panoramica di immense cascate e cieli tempestose, a I fiumi volanti: la foresta amazzonica è l’unico luogo al mondo in cui il sistema di umidità dell’aria non dipende dall’evaporazione degli oceani. Ogni albero disperde centinaia di litri d’acqua al giorno, creando fiumi aerei anche più grandi del Rio delle Amazzoni. Le immagini delle Piogge torrenziali mostrano nuvole catturate drammaticamente, che offrono uno spettacolo sempre diverso, mentre Montagne presenta i rilievi montuosi del Brasile, con cime avvolte nella nebbia e pendii inferiori ricoperti dalla foresta pluviale. Si prosegue con la sezione La foresta, un tempo definita “Inferno Verde”, oggi da vedere come uno straordinario tesoro della natura, per finire con Anavilhanas -Isole nella Corrente, l’arcipelago che conta tra le 350 e le 450 isole di ogni forma immaginabile che emergono dalle acque scure del Rio Negro.
Il secondo gruppo di immagini è dedicato alle diverse popolazioni indigene: al centro della mostra gli ospiti trovano tre alloggiamenti che rappresentano le case indigene chiamate “ocas”. Insieme, questi spazi espongono 100 fotografie delle popolazioni
dell’Amazzonia, insieme a interviste video dei leader indigeni. Questa parte è dedicata a 12 gruppi indigeni che Salgado ha immortalato nei suoi numerosi viaggi: Awa-Guajá,
Marubo, Korubo, Waurá, Kamayurá, Kuikuro, Suruwahá, Asháninka, Yawanawá, Yanomami, Macuxi and Zo’é.
La visita è accompagnata da una traccia audio immersiva commissionata appositamente per l’allestimento della mostra Amazônia da Jean-Michel Jarre che fa rivivere i suoni della foresta pluviale. Con una vera e propria sinfonia del mondo composta dai suoni concreti della foresta – il fruscio degli alberi, i pianti degli animali, il canto degli uccelli o lo scroscio delle acque che sgorgano dalla cima delle montagne -, la mostra restituisce anche la voce e i canti degli indigeni, tutti provenienti dagli archivi sonori del Museo di Etnografia di Ginevra.
Sono parte integrante dell’esposizione due sale di proiezione: in una è mostrato il paesaggio boschivo, le cui immagini scorrono accompagnate dal suono del poema sinfonico Erosão, opera del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959); nell’altra sono esposti alcuni ritratti di donne e uomini indigeni con in sottofondo una musica composta appositamente dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter.
Nelle parole di Sebastião Salgado: “Questa mostra vuole ricreare l’ambiente della foresta amazzonica, che ho vissuto, documentato e fotografato per sette anni, dando la possibilità al visitatore di immedesimarsi e immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native. È responsabilità di ogni singolo essere umano del pianeta prendere parte alla tutela di questo patrimonio immenso che rischia di scomparire, affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione”.