AQUILEIA

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ

giovedì 28 marzo 2024

Un viaggio attraverso 2200 anni grazie a 3D Produzioni e Sky Arte

Un docufilm per raccontare le tre vite di Aquileia

Mosaico del Buon Pastore appartenente a una domus tardo antica nell'area dei Fondi Cossar | Foto: © Elio Ciol
Samantha De Martin - 21/11/2019
Terra di confine e cerniera tra est e ovest, con il suo porto, il più settentrionale del Mediterraneo, Aquileia racchiude nella sua anima romano-bizantina, longobarda e patriarcale il respiro, non sempre pacato, dei suoi 2200 anni di storia.
Tuttavia, per chiunque visiti questo importante sito archeologico in provincia di Udine, con il suo inestimabile patrimonio storico artistico, dal 1998 Patrimonio Unesco, non è sempre facile immaginare la città come doveva presentarsi un tempo, considerate le innumerevoli stratificazioni depositate dalle diverse epoche storiche che si sono susseguite.
Ed è per questo che viene incontro al visitatore il documentario Le tre vite di Aquileia, un contributo 3D Produzioni e Sky Arte, realizzato in collaborazione con la Fondazione Aquileia presieduta da Antonio Zanardi Landi e l’Istituto Luce, che andrà in onda su Sky Arte venerdì 22 novembre alle 20.10.

«Abbiamo cercato di far parlare le pietre per regalare al pubblico il racconto della città intera, cucendo tra loro luoghi molto diversi» ha spiegato il regista Giovanni Piscaglia nel corso dell’anteprima del docufilm tenutasi all’Ara Pacis, dove è anche in corso, fino al 1° dicembre, lo mostra "Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l'Oriente".
 FOTO – Aquileia 2200: Tributo all'antica città rivolta ad Est dell'Impero
La mission
del ducumentario - che avrà una versione da 25 minuti, destinata ad accogliere i visitatori e le scuole ad Aquileia e un trailer da 3 minuti pronto a fare il giro del mondo - è quella, come ha spiegato il direttore di Sky Arte, Roberto Pisoni, «di mettere a disposizione della gente una cosa che non sappia di polvere».

Ed in effetti dal documentario, che sfoglia grazie al contributo di esperti le diverse epoche della città, seguendo una linea cronologica, emerge una città viva, in equilibrio perfetto tra terra e acqua, che trova il motore della sua crescita economica nell’antico fiume Natisone.
Nata nel 181 a.C per difendere l’Impero dai popoli dell'est, divenne presto una città cosmopolita, al centro di una globalizzazione ante litteram grazie ai suoi tanti coloni (famiglie romane e latine, ma anche di lingua osca, giunte dell’Italia centro meridionale), alle diverse etnìe, alle identità in transito da quel porto in cui giungevano vino, pelli, profumi, dalla Grecia, dall’Egitto e persino dalla Cina.

Le iscrizioni, i monumenti funerari, i ritratti arrivati fino a oggi raccontano di uomini e donne che contribuirono a fare di Aquileia un luogo privilegiato di incontro tra idee, religioni e culture diverse.
Un rilievo funerario con scene di torchiatura (II-III secolo d.C) ricorda ad esempio come la produzione del vino fosse un tratto distintivo della città. Anche i preziosi vetri esposti al Museo Archeologico Nazionale, e ancora l’ambra presente nei corredi funerari di età imperiale, dimostrano quanto l’area nord-adriatica fosse, sin dalla preistoria, uno snodo importante della “via dell’Ambra”.

Nona città dell’Impero romano, con i suoi 50mila abitanti nel IV secolo d.C, avamposto militare a salvaguardia dell’Impero e porto commerciale tra i più fiorenti dell’Adriatico, Aquileia è stata testimone del primo Cristianesimo, con vescovi che l’hanno abbellita di basiliche paleocristiane, ancora oggi scrigni di sculture, affreschi e mosaici che offrono uno dei più alti esempi al mondo di arte medievale.

Ad Aquileia spettò anche il merito di aver salvato le sorti di Roma e dell’Impero dall’avanzata dell’usurpatore Massimino il Trace, il quale, puntando verso la città eterna nel 238, trovò nella capitale della X regione augustea, da sempre fedele al Senato, un poderoso sbarramento.
La città non ebbe tuttavia la stessa forza dinnanzi all’arrivo di Attila, nel 452: le sue mura cedettero dopo tre mesi di assedio e su Aquileia scese la notte.
Ed è significativo come dopo non molto, nel 476, la stessa sorte sarebbe toccata all’Impero romano d’Occidente.
Ma la storia non si arresta e dopo essere stata, nel IV secolo, fulcro d’irradiazione del Cristianesimo verso l’Europa centrale e orientale, Aquileia si appresta a diventare la più grande diocesi metropolitica del continente.
Fu il vescovo Teodoro a promuovere la costruzione del più ampio complesso episcopale d’Occidente, i cui resti forniscono le maggiori testimonianze dell’arte tardoromana e della nascente arte cristiana.
Oggi la basilica episcopale, con i resti musivi di età romana e paleocristiana che fanno di Aquileia una sorta di capitale del mosaico romano d’Occidente, il Foro romano, il Porto Fluviale, e i preziosi reperti conservati nel Museo Nazionale Paleocristiano e nel Museo Archeologico Nazionale consegnano al mondo una fucìna di storia e bellezza.

Sede del Patriarcato dal 1077 alla conquista veneziana del 1420, Aquileia passò, 500 anni dopo, sotto l’Impero degli Asburgo per rimanervi fino alla Prima Guerra mondiale, quando sarà la prima città italiana ad essere riconquistata. Proprio durante la Grande Guerra, l'ex colonia romana che conserva per vessillo lo stemma dell’aquila diventerà il simbolo della riconquista d’Italia. Già nel corso del 1915 era stato allestito il primo cimitero di guerra, proprio alle spalle della basilica patriarcale.
Da qui sarebbe partita la bara del Milite Ignoto - scelta dalla madre di un soldato disperso, tra undici salme di soldati senza nome - sepolto nel Vittoriano, come ben documentano nel film le immagini dell’Istituto luce.

Oggi la città, che conta solo 3500 abitanti, continua a vivere negli scatti in bianco e nero del fotografo friulano Elio Ciol, che ereditano un po’ la funzione di quelle epigrafi, dei busti, dei ritratti consegnatici dalla storia.
Le fotografie del maestro di Casarsa testimoniano il fascino di un' archeologia che continua ancora a restituire i suoi gioielli, e intercettano con la stessa poetica del neorealismo cinematografico quel senso di grandezza e mistero emanata da strade e mosaici, gioielli e sculture, da 2200 anni a questa parte.

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