Percorsi di archeologia nel sito UNESCO
Alla scoperta di Aquileia con Cristiano Tiussi
Foro, Area Archeologica di Aquileia | Foto: © Gianluca Baronchelli
Francesca Grego - 12/07/2017
Dalle Domus al Palazzo Episcopale, dai mirabili mosaici alle aree del foro e del porto antico, la grandezza della città romana si mostra in tutto il suo splendore.
Un patrimonio archeologico straordinario, incluso dal 1998 nell’Unesco World Heritage, che si avvale di un sistema di valorizzazione di eccellenza, come ha confermato il 4 luglio l’attribuzione alla città patriarcale del prestigioso Premio Cultura di Gestione – Edizione Speciale per l’Impresa Culturale promosso da Federculture, Agis, Alleanza Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali e Forum del Terzo Settore.
“Un riconoscimento del carattere innovativo del nostro modello”, commenta il direttore di Fondazione Aquileia Cristiano Tiussi, che aggiunge: “la nostra è un’esperienza con pochi termini di paragone. La Fondazione Aquileia è stata infatti il primo soggetto privato in Italia a gestire aree archeologiche di proprietà statale. Il premio è un incentivo a proseguire sulla stessa strada nei prossimi anni”.
Quali sono state le tappe principali del cammino che vi ha portato fin qui?
“È stato un lungo percorso, che ha avuto importanti punti di svolta nel conferimento delle aree archeologiche, con l’ultima tappa nel 2016.
Siamo partiti con la creazione di strutture di copertura di siti di grande interesse, come l’aula meridionale del Battistero, presso la Basilica, e il complesso Domus e Palazzo Episcopale inaugurato proprio pochi mesi fa. A questo si sono aggiunti nuovi percorsi di collegamento tra le diverse aree archeologiche.
Contemporaneamente siamo arrivati a eseguire i lavori nella Domus di Tito Macro, sull’itinerario che dalla Basilica giunge al Museo Paleocristiano”.
Quali i prossimi passi e i programmi per il futuro?
“Da quest’anno inizieremo le ricerche archeologiche nell’area del Porto Fluviale, per arrivare anche lì a un progetto complessivo di valorizzazione e alla strutturazione di itinerari di visita.
Nel frattempo è quasi pronto il piano di gestione che coinvolgerà tutti gli enti pubblici e privati impegnati ad Aquileia. Stiamo redigendo un piano strategico degli interventi per muoverci con decisione verso l’obiettivo finale: realizzare il Parco Archeologico e dei Musei di Aquileia”.
Le va di spiegare ai nostri lettori quali sono le specificità e le eccellenze del patrimonio archeologico di Aquileia?
“Le specificità del circuito archeologico di Aquileia sono ben espresse dalle motivazioni fornite dall’Unesco come base per l’inclusione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (grazie all’estensione della sua parte antica, Aquileia è oggi il più completo esempio di città romana nel bacino del Mediterraneo, ndr).
Tra le sue eccellenze inserirei certamente il Complesso Basilicale - anche alla luce delle nuove opere di cui ho parlato prima - e naturalmente le aree archeologiche del Foro e del Porto, due strutture fondamentali dell’insediamento romano.
Infine il Museo Archeologico Nazionale, le cui collezioni hanno come punto di forza il fatto di essere composte esclusivamente da reperti provenienti dal sottosuolo di Aquileia, il che è piuttosto inconsueto.”
E per quanto riguarda la valorizzazione dei siti, quali sono le principali frecce al vostro arco?
Per la valorizzazione e la promozione possiamo contare su iniziative ben collaudate, tutte già al settimo o all’ottavo anno. Per esempio l’Aquileia Film Festival, dedicato al cinema archeologico, e Tempora, rievocazione storica delle origini della città.
In più, negli ultimi anni abbiamo realizzato un programma di mostre che coniugano archeologia e attualità. I progetti del ciclo Archeologia Ferita sono legati a al tema dei danneggiamenti e delle distruzioni operate dal fondamentalismo islamico dall’Africa del Nord fino al Medio Oriente. Per esempio proprio in questi giorni abbiamo inaugurato al Museo Archeologico Nazionale la mostra I volti di Palmira ad Aquileia, dedicata alle opere della città siriana distrutta dall’Isis.”
Quale itinerario e quali luoghi di interesse consiglierebbe a un visitatore che arriva per la prima volta ad Aquileia?
L’itinerario più ricco è proprio quello in costruzione, che tuttavia è già delineato nelle sue parti principalI: dall’area della Basilica si passa attraverso il complesso Domus e Palazzo Episcopale, per poi raggiungere la Domus di Tito Macro e il Porto Fluviale. L’ultima meta è il Museo Paleocristiano, un gioiello talvolta sottovalutato ma fondamentale per avere un’idea dell’Aquileia delle origini.
Naturalmente tutta l’area della Basilica costituisce di per sé un percorso di interesse notevolissimo, su cui soffermarsi a lungo anche per testimonianze di un’epoca molto più vicina a noi: quella della Prima Guerra Mondiale, con il primo cimitero di guerra italiano sul fronte orientale del Carso.
Intorno alla Basilica, insomma, è possibile ammirare un compendio di Aquileia lungo la storia, dall’epoca romana al Medioevo, fino all’Età Moderna.
E un luogo speciale, che al valore storico unisca un’atmosfera particolarmente coinvolgente?
“Sicuramente il Sepolcreto. Un po’ in disparte rispetto ai percorsi più battuti, il Sepolcreto è stato restaurato integralmente e dotato di un impianto di illuminazione. Un’ulteriore opera di valorizzazione del sito, che in questo modo può essere fruito anche di notte, infatti per luglio e agosto abbiamo previsto l’apertura fino alle 22.
Una visita assolutamente consigliabile perché il luogo è già suggestivo di per sé: lo diventa ancora di più con la luce notturna e i recinti funerari di epoca romana danno pienamente l’idea di come si presentasse la necropoli quando era in uso”.