Cripta degli Affreschi presso la Basilica di Aquileia | Foto: © Gianluca Baronchelli
È un itinerario cucito tra tappe sorprendenti quello descritto dall'
archeologo Luca Villa, che spellando Aquileia dei suoi diversi strati, ci emoziona offrendoci un esclusivo affaccio sul Medioevo di una città decisamente unica nel suo genere.
Galoppa tra scavi ancora in corso e rinvenimenti affascinanti la storia della raffinata metropoli della chiesa cristiana, che accoglie uno dei
più antichi e meglio conservati complessi vescovili del IV secolo, scrigno dei primissimi mosaici cristiani e di architetture esclusive.
Rannicchiata tra le vestigia delle sue differenti epoche, Aquileia fruga nel IV secolo - forse il più florido per la città - e vi ritrova buona parte del suo patrimonio e del suo originale palinsesto architettonico.
«L'itinerario medievale di Aquileia - spiega Villa - non può che avere inizio dalla
basilica di Santa Maria Assunta che offre uno spaccato importantissimo di tutta la storia della città. All'ombra del campanile, la
Cripta degli scavi, mostra tracce della città romana sulla quale, a partire dagli inizi del IV secolo, si è sviluppato il complesso basilicale. Il complesso vescovile, che conserva i resti di un impianto culturale del primo periodo cristiano, rappresenta uno dei più antichi e meglio conservati di questo periodo».
L'area archeologica è infatti dominata dai resti del complesso teodoriano e anche i mosaici paleocristiani ricordano il nome del vescovo Teodoro.
«Accanto ai
mosaici pavimentali ancora visibili
in situ - spiega Villa - è possibile apprezzare la
decorazione ad affresco delle pareti e dei soffitti, tipica delle chiese del IV secolo, caratterizzata da una vivacità cromatica importante».
Ma la grande novità di questo importante complesso sta nella sua struttura. «L'edificio cristiano aveva un'aula rettangolare non absidata con terminazione rettilinea, caratteristica architettonica talmente diffusa in tanti edifici di culto ad Aquileia da gettare le basi di un vero
stile aquileiese che ha connotato la prima architettura cristiana in città» spiega l'archeologo.
Modifiche, aggiunte, demolizioni hanno interessato la basilica, sorta tra il IV e il V secolo, nelle sue fasi successive. Del periodo
romanico è conservato, ad esempio, all'interno dell'abside, «un ciclo di affreschi eccezionale, recentemente restaurato e che riconduce alla committenza imperiale, essendovi rappresentato l'imperatore Corrado II».
La chiesa romanica si è, inoltre, arricchita di una nuova cripta che, dal XII secolo, accoglie
un ciclo di affreschi molto noto, con storie della passione di Cristo e tracce di influssi bizantini.
Pezzi importanti di questa straordinaria basilica sono, nella cappella meridionale di San Pietro, il Polittico di Pellegrino da San Daniele, e, nella navata sinistra,
una delle più antiche copie del Santo Sepolcro di Gerusalemme, realizzato con cocci di marmo intorno all'XI secolo.
La chiacchierata con Luca Villa - il cui curriculum, particolarmente ricco di studi e ricerche intorno all'arte paleocristiana e altomedievale, conta numerose campagne di scavo in territorio friulano - è un appassionato ed inarrestabile viaggio alla scoperta dei primi secoli cristiani attraverso un emozionante scrigno di sorprese. Come il
campanile, costruito dal patriarca Poppone probabilmente in concomitanza con la basilica o subito dopo, che svetta, massiccio, sulla pianura friulana, avvolto dai suoi cocci in pietra calcarea provenienti da alcuni monumenti romani della città, o il
battistero, datato alla fine del IV secolo.
Ma la vera Mecca degli appassionati di arte medievale, come spiega Villa, è il
Museo Paleocristiano che sorge nella piccola borgata di Monastero.
La basilica paleocristiana realizzata
extra muros, divenuta poi la chiesa di un
monastero di Benedettine, dismessa nel 1782 per dar vita a un ambiente produttivo destinato alla vinificazione, è stata letteralmente inglobata, con i suoi straordinari mosaici, all'interno del museo.
«Il complesso museale di Monastero - spiega Villa - conserva importanti resti di epoca paleocristiana, altomedievale e medievale della cittá». Ci sono
mosaici provenienti da altre chiese cittadine,
epigrafi funerarie di epoca paleocristiana che raccontano la vita della società cristiana del tempo, e ancora i
graffiti figurativi con al centro defunti, una bella scultura che ritrae l'abbraccio tra gli apostoli Pietro e Paolo, un ricco repertorio di
arredi liturgici in marmo e pietra di epoca alto medievale e tardo longobarda, oltre a elementi di epoca carolingia.
«L'ambientazione è fantastica - assicura Villa -. In quest'area possiamo osservare due livelli: quello superiore ospita una
balconata che permette di affacciarsi sui resti della basilica, ammirandoli dall'alto».
Eppure un segreto ci dev'essere dietro questi gioielli perfettamente conservatisi a distanza di secoli, probabilmente come in nessun'altra parte d'Italia.
«Quello di Aquileia - spiega l'archeologo - è un caso molto particolare. Se pensiamo alla basilica, la rapida evoluzione del primo complesso cristiano, a partire dalla metà del IV secolo, è avvenuta sul piano d'uso degli edifici precedenti. Ciò significa che il complesso originario non è stato demolito. Tra il pavimento del IV secolo e quello di fine IV secolo c'è stato salto di quota di un metro che ha permesso ai muri di conservarsi con i loro affreschi. Il rialzo è stato riutilizzato, ricolmato con detriti provenienti dalla demolizione della chiesa di inizio IV secolo. Quando la struttura è stata demolita, i frammenti dei soffitti sono caduti sul pavimento in mosaico, consentendone la perfetta conservazione».
La passeggiata medievale prosegue alla volta delle
Mura bizantine, «che speriamo - si auspica Villa - di poter rendere visitabili al più presto». I loro andamento particolare, detto “a dente di sega” o “a zig zag” è il prodotto di una tecnica fortificatoria molto evoluta, che avrebbe consentito all'imponente struttura di resistere agli assalti con macchine da guerra. Sviluppandosi in senso Est-Ovest, quest'opera fortificatoria, una delle meglio conservate di quel periodo, taglia a metà la città. Sebbene non sia possibile seguire le Mura nel loro intero percorso, è possibile ammirarle, nella loro terminazione orientale, lungo il percorso della Via Sacra.
E poi ci sono la
Domus del I secolo d.C e il
Palazzo Episcopale, dove si possono scrutare i preziosi mosaici del pavimento di quella che nel V secolo era la residenza del vescovo di Aquileia, parte della struttura di valorizzazione dell'area archeologica realizzata in Piazza Capitolo dalla Fondazione Aquileia. O ancora
Casa Bertoli, con un impianto risalente al XIII secolo, e con i suoi affreschi rinascimentali.
E l'itinerario potrebbe continuare ancora, in questa fucina di arte e storia, che il tempo ha generosamente conservato e che l'archeologia ha restituito, quasi intatta, bellissima.
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