Appuntamento il 21 giugno al Porto Fluviale
Ad Aquileia un concerto all’alba festeggia il solstizio d’estate
Porto Fluviale, area archeologica di Aquileia | Foto: © Gianluca Baronchelli
Francesca Grego - 26/05/2025
Per i Romani il solstizio d’estate era una ricorrenza imprescindibile. Si onoravano dei antichi, come Summano, misteriosa divinità del sole di origine etrusca, Giano, il dio bifronte, o Cardeas, dea delle porte e della salute, legata al solstizio da un duplice filo: da un lato il giorno più lungo dell’anno rappresentava il cardine del calendario, vertice di un ciclo stagionale che si chiudeva per lasciar entrare il nuovo, dall’altro si credeva che in questo particolare momento astronomico si aprisse un varco tra i vivi e i morti, tra il divino e l’umano. L’antica colonia romana di Aquileia, oggi Patrimonio Unesco, torna a celebrare il solstizio d’estate, recuperandone l’originario significato di soglia in un teatro unico: il Porto Fluviale, che per secoli ha rappresentato il principale ingresso alla città, luogo di incontro tra Oriente e Occidente, approdo di uomini e merci provenienti da ogni parte del Mediterraneo. In occasione della Festa della Musica, un concerto all’alba del 21 giugno saluterà il sorgere del sole sulle note dell’ensemble femminile Violoncelli itineranti. Triestine, Andrejka Možina, Irene Ferro-Casagrande e Carla Scandura hanno messo in musica i versi di alcune poetesse slovene attive in Italia (Marina Cernetig, Marija Kostnapfel, Andrejka Možina, Silvana Paletti, Zora Tavčar, Alenka Rebula Tuta, Andreina Trusgnach Cekova, Irena Žerjal): sono nati così i dieci brani del progetto Besede ne ubogajo več / Parole indomite, un album e un libro bilingue che danno il titolo al concerto aquileiese. Un abbraccio tra musica e poesia, italiano e sloveno, nell’anno di GO! 2025 che vede Gorizia e Nova Gorica unite nella prima Capitale europea della Cultura transfrontaliera.
Ricostruzione 3D del porto fluviale di Aquileia 2000 anni fa | Courtesy Fondazione Aquileia
Nel Porto Fluviale le banchine ormai coperte di erba verde ci parlano di partenze e approdi antichi, di imbarcazioni scomparse e di carichi preziosi, dei marinai che, tra un viaggio e l’altro, su queste pietre incisero piccoli schemi per il gioco, quando Aquileia era il porto più a Nord di tutto il Mediterraneo, strategico snodo commerciale tra la penisola italica, l’Oriente e l’Europa continentale. L’eco di queste vicende si avverte ancora nei reperti del Museo Archeologico, dalle anfore per il trasporto dei cibi ai pregiati oggetti in ambra, l’oro del Baltico che giungeva qui dalle rotte settentrionali. All’alba del solstizio d’estate 2025 una nuova storia risuonerà tra le lastre di calcare corrose dal tempo, riunendo passato e presente, Est e Ovest sulla soglia tra la notte e il giorno, in uno spazio comune - geografico e linguistico - che fu varco e frontiera. Un racconto musicale contemporaneo “da ascoltare come se fosse un film”, ha detto l’autrice e violoncellista Andrejka Možina al quotidiano triestino Il Piccolo, dove “il filo conduttore è il sogno, che siano sogni d’amore, sul passato che non c’è più, sulla caduta del confine, sulla libertà, la vita, l’energia, sempre con uno sguardo declinato al femminile“.
Aquileia, Antico Porto Fluviale. Foto N. Oleotto I Courtesy Fondazione Aquileia